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CANTORE
MUSICA E CANTO
DAL TROMBONE AL VIOLINO
IL RICORDO DI ROCCO LUIGI SALVATORE
“Cantavo ed insegnavo
canto al Teatro Stabile sin dalla scuola materna. Infatti Papa’
Italo e Mamma Rosetta avevano portato il loro “ pupo” di tre
anni, con loro, quella sera del 1950 al “ Cinema Teatro Stabile
” per assistere alla proiezione di una “ pellicola ”
musicale. E quando partì sullo schermo la canzone proposta in monofonia
dal grosso altoparlante centrale del teatro, io “a tre anni”,
mi alzai sulla poltrona di legno ed ebbi a dire ed a cantare:
- no’ssi canta così… ,
si canta: l’orologio,la mattina, dice ai
bimbi fate presto,indossate il grembiulino, chè le otto sono già!!.-
lanciando in platea la canzoncina che avevo imparato all’asilo,
turbando gli altri spettatori e costringendo i miei genitori a capitolare,
a rinunciare al cinema, in favore di una passeggiatina per la Pretoria.
Da Cantore nato , avevo cantato in teatro e avevo insegnato agli altri
come cantare!
Quando poi fui cresciuto “ ne cantai tante” al mio Liceo Classico:
“ ogni modo , ogni maniera,questa è
tutta storia vera...parapaponzi, ponzi, ponzi… parapaponzi,ponzi,pò….
”
In quegli anni (1962-1964) , d’estate, a Ginosa Marina, la sera,
dopo cena, alle ore ventitrè circa, con mio padre, mia madre, Renato,
Angioletta, Rocco Carill, mio nonno, e la sua consorte “Sciasceppa”
(al secolo Maria Giuseppa Valenzano), i Gattoni, gli Infantino, i Tramutoli,
gli Scarano e i Di Roma cantavamo “Piemontesina bella” nel
pàtio della nostra villetta di Via del Faro, con il profumo degli
oleandri misto all’odore acre e muschiato, di fumo e di nafta, che
esalava dalle traversine, ancora calde, dei binari.
Questo profumo ha avuto, sempre, per me, “il buon sapore di casa”,
sia per la famiglia materna, quella di Rocco Carill, che è cresciuta
e si è moltiplicata “ sulle rotaie” con Rocco, Bonaventura,
Pietro Potenza e Giovanni Dell’Orco, sia per quella paterna, razza
Biscioscia, che abitava sulla stazione di Potenza Città delle Calabro
Lucane ed il cui capostipite, nonno Rocco Luigi Salvatore è nato
quando… “
il 24 giugno 1880 , verso l’ora del tramonto,
inaspettatamente, una macchina da trasporto salutò, per la prima
volta, col suo fischio la valle del Basento, fermandosi fuori il traforo
del Ponte a Garitiello.
Non mai suono, nè eco sonora si ripercosse più lieta ed
inebriante fra le balze della valle, tanto che la gente accorse da ogni
parte ad ammirare quella macchina, che sebbene si fosse vista in altri
luoghi, pure in quel momento sembrava più sorprendente e più
meravigliosa, perché ci apportava il più grande beneficio
della scienza, della civiltà dell’unificazione italiana (
68 ).
I nostri sorpresi spettatori erano i viaggiatori di un diretto proveniente
da Torino, e, che, dopo una giornata di viaggio nelle carrozze infuocate,
accoglievano quasi con soddisfazione quella ennesima sosta in stazione,
a quell’ora, quando l’aria incominciava a farsi più
fresca , per una coincidenza con un accellerato per Sibari, che arrivava,
“puntualmente” con quei minuti di ritardo indispensabili per
consentirci di ostentare le nostre performances canore .
E, ricevevamo il meritato applauso dal treno in sosta, lo sventolio di
fazzoletti, qualche fischio all’americana, e, spesso, anche la contestazione
di quel “Piemontesina”, canzoncina dei “ polentoni”
ed oltraggio, dunque, alle nostre tradizioni del sud ed alla terra sulla
quale ci “esibivamo”.
Poi, universitario a Pisa, cantavo, nelle sere d’estate, sul Ponte
di Mezzo, “ Roma nun fa la stupida stasera”, e, nel cortile
della pensione Jacobelli, “ Evviva Santi Rocche” ed inscenavo
la Processione del 15 e del 16 agosto per i miei amici goliardi, che,
ancora oggi, continuano a chiedermi il bis, anche se sono passati, ormai,
trentacinque anni. Poi ho continuato a cantare nella mezza età…
Oggi che sono un “giovane” anziano, primario otorinolaringoiatra
ospedaliero, mi compiaccio del fatto che sia stato riportato in un libro
“ Mal cognome, mezzo gaudio”( 21 ), opera “ goliardica”
di un informatore scientifico del farmaco, che si è preoccupato
di ricercare, sugli elenchi telefonici, i cognomi più strani o,
al contrario, più significativi in rapporto alla professione (
ad esempio Mezzasalma, impresario di pompe funebri, o Dr. Tartaro dentista
etc).
Ebbene, in questo libro, in terza pagina, c’è: Dr. CANTORE,
otorinolaringoiatra, Potenza.
E, ancora, nel lavoro di tutti i giorni, mi dedico ai cantanti ed alla
voce cantata. Dunque canto anche nel lavoro….Gola, canto, cantore
nato, appassionato e dedicato al canto nello studio e nella professione.
Più di così?!
Questa mia soddisfazione la dedico alla persona che mi è più
cara al mondo, dopo mia moglie ed i miei figli, . . . al nonno ……Rocco
Biscioscia maestro di trombone.
Avevo cominciato subito a studiare solfeggio con zio Ciccio, ma quella
sera tornai tardi dal Cinema Ariston, perché attardatomi a vedere
per la terza volta la scena di uno spogliarello inserita nel film Poveri
Milionari (Con Tony Dall’ara, Maurizio Arena, Lorella De Luca etc.
), ed allora mia madre e zio Ciccio mi squalificarono a vita dalla conoscenza
del pentagramma e della tastiera.
Ma mi sono riscattato perchè mi diverto con:
oltre 1000 dischi 45 giri, single o extended play di musica leggera, oltre
300 dischi 33 giri di musica leggera, oltre 200 dischi 78 giri di musica
leggera, oltre 100 dischi 78 giri di musica classica e di lirica, 2 opere
complete in 78 giri, 15 opere complete in 33 giri, 2 raccolte complete
di musica leggera in 45 giri, 1 raccolta completa di musica leggera e
folk in musicassette, 1 raccolta completa di musica lirica in musicassetta,
5 collane complete di compilation di musica leggera in CD (3000 titoli),
4 giradischi a 3 o 4 velocità, dei quali due da tavolo e due da
salotto, 2 apparecchi radio-giradischi anni 50-60, 2 radiogrammofoni da
salone, uno anni 50, uno anni 60, 1 grammofono a tromba inglese, 1 giradischi
– valigia “ La voce del Padrone” a manovella, 1 grammofono
portatile da pic nic, 1 fonografo di Edison con tanto di cilindri di cera,
1 organo da tavolo statunitense del 1870, con tanto di rulli forati di
carta, di musica leggera e lirica ( con le prime “ trascrizioni”
della Traviata ), 1 carillon da tavolo con circa quaranta dischi metallici
dentati di grandi dimensioni, un impianto home cinema, 2 mangiadischi
anni 60, 4 radio d’epoca, fra le quali la…….1 trombetta
da postiglione, 1 bombardino, 1 pianoforte, 1 chitarra, 1 armonica a bocca,
2 ciaramelle, 1 zampogna del primo novecento, 2 megafoni, 1 microfono
Shure anni 50 “ tipo Elvis”, 1 piccola collezione di riproduzione
di radio d’epoca,1 radio- lettore di musicassette Coca Cola, il
juke box….
Papà suonava . Mio padre Italo ( Italo Vittorio a San Gerardo),
non poteva, nella sua adolescenza, permettersi l’acquisto di un
ottone ma cominciò, anche lui, presto, a suonare la sua”
personalissima” tromba.
Era una tromba tenore che abbiamo tutti nei nostri orecchi,nei nostri
occhi e, soprattutto, nella nostra mente e nel nostro cuore: spernacchiando
con le sue labbra sulla sua mano destra, sul dorso del pollice stretto
all’indice e sulla muscolatura tenar umettata e vibrante, mentre
le altre tre dita puntavano verso il cielo e mentre il suo viso compiaciuto
si faceva sempre più rosso ( anche per il vino, prezioso, quasi
indispensabile, strumento d’accompagnamento!) e le sue guance si
gonfiavano nello sforzo tipico del “ casato” a cui era orgoglioso
di appartenere!
Papà suonava sulla mano destra, dove batteva il suo “ cuore
politico”, ma la mano trombante era sostenuta, al polso, da quella
sinistra……, socialriformista e progressista dove era stato
il padre e dove sarebbero arrivati i suoi figli e i suoi nipoti transitando
per il dopoguerra, il 1968 e la seconda repubblica.Ma, mio padre, aveva
anche un flicorno baritono che tutti ricordiamo: il suo soffiar di naso….
che era superbo, austero, determinato, allegro e simpatico, come lui .
Lo usava come strumento di accompagnamento.
Me lo ha lasciato in eredità : lo porto sempre con me.
Ma sto studiando, di recente, anche i testi della sua tromba tenore!
Papa aveva una bellissima grafia, e la ricordano ancora oggi i suoi alunni
A notte ‘e Pasca all’unnece, nu poco
fatt’a vine, pu’ vico ‘e bon cammine,
io me retire…o vico è cupe cupe, pare na bocca ‘e lupe
..ohi né…cantammo !
……….… ohi la la rà!….ohi la…..la
rà’ .….la rà…. …la rà- la
rà
Ma , seguiamo i versi inediti
della sua compagna Rosetta, quelli del 10 febbraio 1986 al Carnevale di
Venezia :
Si
giunti quasi all’una e son contenta,
in sua camera ognuno si addormenta.
Rimango sveglia a dire : Come è bello
ripensare al ritorno nel battello,
quando con “da mbriaco la canzone”
resi ha felici dopo l’attenzione
Italiani e stranieri ai quali poi
nella lor lingua ha detto, come a noi,
cosa significava la canzone,
che sceneggiata aveva…..a mò lezione!
Dolce il francese che ha aspettato giù
per salutarlo: “Ci vedremo più?”
La sua Rosetta, che,innamorata
più che mai, un mese dopo, il 6 marzo 1986, gli avrebbe dedicato
:
Io te lo dico adesso:
cancellando
i momenti in cui moneta scarseggiava
e lire non mi davi
e , inoltre, gli anni lunghi
della tua depressione….
Se a nascere tornassi , sposerei
te ancora chè mia vita hai reso
nella serenità, felice!
Continuando , io “ che fui il terzo a prendere quel nome”
che “ son custode di una tradizione che mi è più cara
forse di noi tutti ” con zio Renato Simplicio ,con nonno Rocco Biscioscia,
il trombone.. e tutti gli altri... a Cantare Cantore !Musica e canto di
Ciccillo, il suo entusiasmo nell’insegnarli anche nei Campi DuxMa
cosa resta, allora, dell’arte e della passione musicale di mio fratello
Ciccillo?
Le note della sua canzone con le parole di Natta e quelle messe insieme
da me come per un canto ufficiale della famiglia: Cantare…Cantore…
Reuccio malinconico (Natta)
Con il profumo di mille fiori
Vola canzone, va dal tuo re
Che nell’amplesso pien di mistero
Ritrova gioventù
Languido passerà
L’amor che aprile donò
Sui campi in fior Lieto e goder
Giorno di gioia e di dolor
Languido passerà
L’amor che aprile donò
Sogno di un dì
L’amor di aprile Tutto svanì !
( Natta )
La speranza dei Cantore(Renato Simplicio)
Con il profumo di mille fiori
Vola canzone, va fino al Ciel
Dove il Signore, con il suo amore
Tutti ci stringe a sè
Corre, la vita va
Come il Buon Dio la donò
E poi lassù
Ci troverem
Dove ogni gioia insiem godrem
Insieme canterem
Gloria al Nostro signor
Già da quaggiù Insiem l’amore Vogliam cantar !
( Simplicio )
Resta il violino che tante volte avevo portato delicatamente a lui, a
Teatro, ora in eredità al nipote Francesco Paolo.
Novello sacerdote ebbi da
Ciccillo il testo musicale di una AVE MARIA da lui composto, e che suonai
qualche volta sull’armonium , ma che, purtroppo si perse fra le
carte nel periodo della “ rivoluzione” della musica liturgica.
Resta il talento musicale dei suoi figli Rocco e Tonino con la passione
che ha preso anche Angelo, che passa buona parte del suo tempo libero
al pianoforte.
Resta la vita ricca di musica e di concerti di un altro Rocco da Potenza
a Bologna ed oltre, seguito ,almeno nell’arte, dal fratello Beppe
con il figlio Alessio.
Resta la passione di altri nipoti e pronipoti con le testimonianze che
ci hanno offerto e che io ho gioia di farvi conoscere, tutti fieri di
aver fatto onore al proprio cognome di Cantore.
Rocco Biscioscia con il suo trombone era morto a 70 anni. I miei fratelli
non hanno raggiunto gli ottanta. Io, superando la loro età sono
arrivato agli 80 per cantare insieme a tutti i Cantore, dal Seicento al
Novecento ed oltre la Gloria e l’Amore di Dio.
Quando la tromba suonerà , Alleluia!
Non c’è pietra che potrà impedirci di rialzarci, Alleluia!
Quel giorno entreremo nella Città Felice
Quel giorno danzeremo nella casa di Dio
Quel giorno suoneremo sull’arpa di Davide
Quel giorno canteremo con Mozart e Bach
E saremo come Gesù
Amen
Alleluia !
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Renato, Rocco e Lello Metastasio.

E ho cantato anche
“ all’estero,

n Tirolo” con
i Kastelruther Spatzen

i i Passeri di Castelrotto

Il canto allevia il lavoro ed il “Riso Amaro”

Radio Savigliano anni 40 acquistata da Emanuele

il mio magnifico juke box AMI I 200 del 1958
con 100 45 giri vinile originali

Mio padre (mi’sire),il Cantore!

Qui suona la tromba, truccato da clown…….. e Marianna apprende

Papà cantava … Romualdo Coviello , Mario Trufelli

con Peppino Metastasio

cantava …e…..a casa di mamma Angiulina cantava e brindava,
mentre Rosetta lo ammirava!

cantava …e…..a casa di mamma Angiulina cantava e brindava,
mentre Rosetta lo ammirava!

e cantava “ E fosse mort tata e no lu ciucce” a Venezia ,
davanti al Caffè Quadri, durante il carnevale, proponendola al
turismo internazionale...

e, a destra….nella famosissima “Canzone Mbriaca” che
aveva appreso al Sala Roma dalla famiglia Abrè!

Mia madre, Rosetta Carill

Laissez - nous savourer les rapides delices des plus beaux des nos jours!
 Canto,
calligrafia, religiosità di papà.. dedicatimi in uno dei suoi
ultimi Natale “al caro Rocco, papà, in ricordo della tua infanzia
e della mia giovinezza”
Campo Dux, Anno XVI, Concorso di Canto

Musica e canto di Ciccillo, il suo entusiasmo nell’insegnarli anche
nei Campi Dux
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